Jus CivileISSN 2421-2563
G. Giappichelli Editore

Autodeterminazione e scelte di fine vita (di Carlo Granelli)


Il contributo ripercorre le tappe che hanno scandito il percorso che, nel nostro ordinamento, ha consentito l’emergere del principio di “autodeterminazione” nelle decisioni in materia sanitaria, in generale, e “di fine vita”, in particolare; per giungere alla decisione n. 242/2019 della Corte costituzionale, che ha dichiarato costituzionalmente illegittimo l’art. 580 cod. pen., nella parte in cui punisce chi “agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”. L’Autore, da un lato, ricorda le preoccupazioni variamente espresse in ordine possibilità che un’apertura alla legittimità del suicidio assistito, per ora circoscritta a casi particolari e ben limitati, possa, un domani, allargarsi ad ipotesi oggi neppure prese in considerazione; e, da altro lato, segnala come con la decisione della Corte costituzionale si passi, in buona sostanza, dal legittimare la collaborazione (passiva o attiva) del terzo al disegno del paziente di lasciarsi morire al legittimare la collaborazione (attiva) del terzo ad disegno del paziente di darsi la morte: si passi, cioè, dal legittimare il lasciare morire al legittimare l’agevolare la morte; con la conseguenza che diviene problematico escludere che debba ritenersi costituzionalmente illegittima anche la normativa – art. 579 cod. pen. – che sanziona penalmente la condotta del terzo che, pur in presenza di presupposti analoghi a quelli che legittimano il suicidio assistito, procuralui – la morte del paziente che, liberamente e consapevolmente, la richieda: c.d. “eutanasia” (attiva).

Self-determination and end-of-life choices

The essay retraces the steps which characterised the path that, in our legal system, led to the arising of the principle of “self-determination” regarding the decisions on health matters, in general, and on “end-of-life”, in particular; reaching the judgment n. 242/2019 issued by the Italian Constitutional Court that declared unconstitutional Article 580 of the Criminal Code, in the part where it punishes subjects who “helped the execution of a purpose of suicide, developed autonomously and freely in a patient kept alive by life-sustaining treatments and affected by irreversible pathology, source of physical or psychological pain that he deems insufferable, but who is entirely able to take free and aware decisions”. The Author, on one hand, recalls the concerns variously expressed towards the possibility that a complete opening to the lawfulness of the assisted suicide, currently restricted to particular and strictly limited cases, could, in the future, widen to situations today not even taken into consideration; on the other hand, the Author highlights how, with the decision of the Constitutional Court, there is a shift, in substance, from legitimising the (active or passive) collaboration of a third subject to the plan of the patient to allow himself die to legitimising the (active) collaboration of a third subject to the plan of the patient to give himself death: a transition, hence, from legitimising the allowance of the death to legitimising the help to die. The consequence is that it becomes problematic the exclusion of the unconstitutionality of the provision – Article 579 Criminal Code – which sanctions the conduct of a third subject who, even recurring requirements similar to the ones that make assisted suicide lawful, provides – himself – the death of the patient who, freely and aware, requests it: the so-called (active)euthanasia”.

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