L’ultimo comma dell’art. 96 c.p.c. presenta una formulazione alquanto scarna. La disposizione non descrive la condotta vietata ed affida la commisurazione della sanzione all’equità giudiziale. Dottrina e giurisprudenza hanno, quindi, dovuto farsi carico di ricostruire il contenuto e di intuire la funzione della norma. Una volta compreso che la regola è finalizzata a prevenire e reprimere l’abuso del processo, i giuristi hanno preso a domandarsi se un testo così asciutto sia compatibile con il principio di legalità sancito dagli artt. 23 e 25, comma 2, Cost. La risposta è comunemente affermativa per quanto concerne la fattispecie. Per contro, la discrezionalità assoluta lasciata al giudice in ordine alla quantificazione della pena ha fatto sorgere seri dubbi di incostituzionalità della previsione. Sicché, lo scorso anno, la Corte costituzionale ha dovuto esprimersi sulla compatibilità tra il terzo comma dell’art. 96, nella parte in cui stabilisce la liquidazione equitativa della somma, e gli artt. 23 e 25, comma 2, Cost. A giudizio della Consulta, la sanzione comminata per l’abuso del processo - al pari di ogni altra sanzione di diritto civile - non rientra nello spettro applicativo del principio di stretta legalità espresso dal secondo capoverso dell’art. 25 Cost., ma deve semplicemente rispettare il principio di legalità in senso lato stabilito dall’art. 23 Cost. Onde, secondo il Giudice delle leggi, la sanzione prevista dall’ultimo comma dell’art. 96 non sarebbe incostituzionale, avendo peraltro trovato adeguati criteri di commisurazione sul piano del diritto vivente. Secondo l’Autrice, la decisione della Corte costituzionale desta perplessità, in considerazione dell’incapacità della giurisprudenza di adottare regole di quantificazione stabili, certe e, perciò, conformi al principio di uguaglianza. Dopo aver messo in luce queste criticità, il saggio propone una soluzione diversa, consistente nell’attingere criteri commisurativi dal diritto positivo e, in particolare, dalle previsioni legali che comminano sanzioni civili di tenore analogo.
The last paragraph of Article 96 of the Civil Procedure Code shows several textual lacks. In fact, the provision does not precisely describe the wrongful act and entrusts to judicial equity the assessment of the sum to be encompassed by the penalty. Therefore, it has been upon doctrine and case law to specify the content of the norm and to understand its function. Once realised that the rule is aimed at preventing and punishing the abuse of trial, jurists began to wonder if such a poor legislative provision is compatible with the principle of legality expressed in Articles 23 and 25, 2nd para., of the Constitution. The response is generally affirmative with regard to the type of tort. Instead, the freedom left to the judge concerning the quantification of the penalty has raised serious doubts as to the compliance of the norm with the Constitution. Hence, last year, the Constitutional Court was called to decide on the compatibility between Art. 96, 3rd para., c.p.c., as, in particular, for the part in which it establishes the equitable settlement of the sum, and Articles 23 and 25, 2nd para., Const. According to the Court, the penalty for abuse of trial – as any other civil penalty – does not need to comply with the principle of “strict” legality expressed by Art. 25, 2nd para., Const., but it must comply with the broader principle enshrined in Art. 23 Const. Furthermore, the Court ruled that the last paragraph of Art. 96 does not violate Art. 23 Const., since the procedural nature of the sanction allows for its quantification to be entrusted to the case law. In the Author’s view, the above mentioned judgement raises some concerns, in particular regarding the incapacity of the case law to adopt a common set of rules to constantly apply to the quantification of the sum in compliance with the principles of certainty and equality, which necessarily govern criminal matters. After highlighting this critical issue, the essay proposes a different solution, which consists in drawing from the legislative system and, in particular, from civil sanctions that show the same features, specific criteria for quantification.
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