Jus CivileISSN 2421-2563
G. Giappichelli Editore

Il c.d. “parto anonimo” ed il diritto del figlio alla conoscenza delle proprie origini: un caso emblematico di “dialogo” fra corti (di Carlo Granelli)


Dopo una sintetica esposizione del quadro della normativa interna in tema di tutela della madre che, in sede di formazione dell’atto di nascita abbia dichiarato di non voler essere nominata, l’A. ripercorre le tappe attraverso cui – in forza di un “dialogo” fra Corte costituzionale italiana (sent. n. 425/2005), Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (ric. 33783/2009), nuovamente Corte costituzionale italiana (sent. n. 278/2013) e Corte di Cassazione (sent. nn. 10524 e 22838/2016) – la giurisprudenza nazionale ha finito con il segnare in via pretoria una sorta di “rivoluzione copernicana” nel regime del parto anonimo: ha, infatti, “superato” il principio – non intaccato neppure dalla pronuncia della Corte costituzionale del 2013 – secondo cui mai è consentito l’accesso alle informazioni identificative della donna, che abbia dichiarato di non voler essere nominata, senza il consenso di quest’ultima; per sostituirvi l’opposto principio, secondo cui, (almeno) alla sua morte, detto accesso è consentito a prescindere dal suo consenso o, addirittura, contro la sua espressa volontà in senso contrario. Ora – se si pone mente al fatto che la normativa interna prevede testualmente che “il certificato di assistenza al parto o la cartella clinica, ove comprensivi dei dati personali che rendono identificabile la madre che abbia dichiarato di non voler essere nominata (…), possono essere rilasciati in copia integrale a chi vi abbia interesse, in conformità alla legge, decorsi cento anni dalla formazione del documento” (art. 93, comma 2, codice privacy) – fin troppo evidente appare che la giurisprudenza – facendo leva sull’evanescente principio dettato dall’art. 8, par. 1, CEDU, che enuncia il principio secondo cui “ogni persona ha diritto al rispetto della sua vita privata” – ha finito con non tanto con il colmare una lacuna normativa, quanto per disapplicare la regola legale posta dal diritto interno; con ciò, fortemente depotenziando quell’efficacia persuasiva da scelte abortive o di abbandono dei neonati, cui – nell’originario intento del legislatore nazionale – era finalizzato l’istituto del parto anonimo.

The so-called “anonymous birth” and the right of the child to know the origins: an emblematic case of “dialogue” between courts

After a synthetic exposition of the Italian legislative framework with regard to the topic of protection of the mother that declared her willingness not to be identified in the birth certificate, the Author retraces the steps through which the Italian case law established a kind of “Copernican revolution” in the regulation of the anonymous birth, thanks to a “dialogue” involving the Italian Constitutional Court (judgment n. 425/2005), the European Court of Human Rights (judgement n. 33783/2009), again the Italian Constitutional Court (judgement n. 278/2013) and the Italian Supreme Court (judgements n. 10524/2016 and n. 22838/2016): it has been overcome the principle – on which no consequences were brought by the judgement issued by the Constitutional Court in 2013 – according to which the access to data able to identify the woman, who has declared her willingness not to be nominated, is never allowed without her consent; instead, the new principle established states that, at least after her death, the abovementioned access is permitted notwithstanding her consent or even in contrast with her expressed determination in the opposite sense. Recalling that the Italian legislative provision expressly states that “the certificate of attendance at birth or clinical records, where containing personal data allowing identification of a mother that has objected to being named (…), may be issued in full to any person interested therein, pursuant to law, after one hundred years have elapsed since the relevant document has been drawn up” (article 93, para. 2, Personal Data Protection Code), it is way too evident that the case law – on the basis of the evanescent principle that “everyone has the right to respect for his private life” established in article 8, para. 1 ECHR – in the end, instead of bridging a gap in the legislation, leads to disapply the provision of national law and, with this, strongly takes away its power to efficiently avoid choices of abortion or children abandonment, power which was the scope the legislator wanted to pursue when building the institute of the anonymous birth.

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Carlo Granelli - Il c.d. “parto anonimo” ed il diritto del figlio alla conoscenza delle proprie origini: un caso emblematico di “dialogo” fra corti.

Cassazione civile, Sez. I, sent. 09 novembre 2016, n. 22838 e Cassazione civile, Sez. I, sent. 21 luglio 2016, n. 15024.